Lo spazio degli ospiti
Vogliamo inaugurare questo spazio citando un vecchio articolo segnalatoci da Maurizio Villa che lo ha scovato
sul portale di Libero, a firma Michel Paganini.
Vi si parla del...
Papiro Tulli
un antico documento egizio che sembrerebbe riferire di strani oggetti volanti all'epoca dei faraoni.
La guida archeologica Paola Vadacca ci scrive da Napoli il pezzo seguente dopo essersi letta il capitolo sui Sanniti
(curato dall'architetto Davide Monaco) che potete trovare al numero 10 dell'indice generale del nostro sito.
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Sanniti a Kyme.
Prendendo spunto dallo stesso studio sui Sanniti, la studiosa di Astrologia ed altre discipline antiche Casimira Ciriminna,
che vive a Perugia e scrive sui vari forum con lo pseudonimo di Astromega o Astrocasy, ci invia la seguente lettera
abbinata ad un piccolo articolo che pubblichiamo di seguito.
INTORNO AL VILLAGGIO ABBANDONATO
(I NOMI SONO TUTTI ARABI FENICI)
PANTELLERIA perla nera del mare
nostrum Mediterraneo è un isola di origine vulcanica; misura 80
Km di circonferenza, ha una costa frastagliata, battuta dalle continue
onde delle mareggiate, il terreno è molto fertile, infatti cresce
l’uva dolce: lo “zibibbo”. Come nel mare Egeo troviamo le varie isolette
tipo “Lesbo”, testimone di antiche civiltà, dove la coltivazione
del vino arricchiva le popolazioni dell’epoca, così qui abbiamo
Pantelleria con le sue due montagne, M. Grande e M. Gitele, con una vegetazione
boschiva costituita di lecci, pini, corbezzoli, un piccolo mondo nero dovuto
alla Ossidiana di cui è composto, una pietra che respira!
Esiste un percorso presso il villaggio
di Muegini, dove le caldane hanno dato vita ad una flora boschiva nascosta
nelle insenature della roccia nera, e vari colori, dal ramato al viola
prugna, nel contorno di felci, muschi, agrifogli; a volte diventa giungla.
Nelle vicinanze del villaggio si trovano
le tombe neolitiche, anzi si dice "senza tempo"; nascoste dall’ombra dei
lecci, si vedono tre piccoli scavi nel terreno roccioso: sono tre tombe,
due dell'altezza media di un uomo adulto, ed una piccola come un fanciullo
di otto anni; tutto si trova in una atmosfera silenziosa dove il sibilo
del vento e il rumore del mare echeggiano nell’aria, specie all’alba, infatti
le tombe si trovano nella
parte est dell’isola, rammentando
un concetto di morte e rinascita.
Si può andare nel percorso del
"lago di Venere" o meglio lo specchio della suddetta dea, dove, anche di
giorno, quando il vento entra nella cala rotonda del lago, antico cratere
della vallata del monte Gitele, si sente un eco strano, e a volte sembrano
arrivare delle voci... come messaggi di conversazioni lontane: sembra un
grande "orecchio di Dioniso". Questo è un esempio fra tanti dei
limiti che si possono oltrepassare in un posto magico come Pantelleria.
Si dice che i vecchi abitanti (anche
selvagge tribù) che l’abitavano vi andassero a lavare i panni...
e sono stati ritrovati i resti di un tempio di
vestali che veniva usato come luogo
di bagni termali e fanghi benefici, infatti l'acqua del lago è salmastra
come tutta quella che si trova in tale isola sprovvista di acqua dolce:
ecco perché le case hanno le cupole per raccogliere le piogge in
un apposito pozzo; in più, nell’isola si trovano grotte dove il
vapore caldo ha creato delle saune naturali e vasche termali; il tutto
è superlativo per la sua bellezza.
Una notte di luna piena indimenticabile
correvo lungo il sentiero in discesa, dentro la gola del lago: nella mia
corsa pensavo a quanto antico fosse quel passaggio che portava da Muegini,
il villaggio ora abbandonato, fino al lago; infatti il percorso tanto nascosto
e misterioso quanto comodo, sembrava fatto apposta; in certi momenti si
avvertivano come degli sbuffi di aria calda o di aria fredda... ma in un
attimo eccomi arrivata sulla costa sabbiosa del lago!
La luna piena si rifletteva come un
faro nell'acqua, dando luce a tutto un ambiente di surreale bellezza; sembrava
che si vedesse meglio che di giorno; un rumore come di respiro ritmato
si sentiva echeggiare: sembrava il respiro del mare, come se un dio venisse
là a rifocillarsi.
Tutto questo si può vedere
e sentire anche adesso, però con la luna piena e con il mare calmo
che la secca provoca dato l’abbassamento del mare, comunicando con il lago.
Dicevano le leggende che lì si incontravano Poseidone e Gea, similmente
Nettuno e Venere, il matrimonio della terra con il mare.
Uscendo dalla strada larga che sale
dall’altra parte laterale del lago, si arriva a Khattbuali, chiamato "il
bue marino", una caletta sul mare, posto pieno di ostriche dove il tricheco
si veniva a nutrire; ora purtroppo non sono sicura che vi sia questa abbondanza
di pesce: i nostri tempi hanno distrutto quello che tanti secoli avevano
lasciato intatto.
(continua...)
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