Libera Facoltà di Scienze Antiche
notizie sugli Etruschi......



raccolte da Loredana Luzi ... e riadattate... all'uopo (!) da Roberto Busceti

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   Sono di carattere religioso i due più lunghi testi etruschi ritrovati, quello della "mummia di Zagabria" e quello della "tegola di Capua" che contengono prescrizioni rituali di tipo liturgico a schema sovente ripetuto (il sacerdote offerente, il verbo che indica l'esecuzione dell'offerta, il tipo di offerta, il luogo in cui questa si effettua e la divinità cui viene dedicata, le istituzioni a vantaggio delle quali l'offerta si compie) e, nel caso della cosiddetta "mummia", sotto forma di un vero e proprio calendario religioso con l'indicazione delle date.
Poche, e in genere di scarsa rilevanza. oltre che tarde, sono le iscrizioni di carattere pubblico (anche per la limitatezza delle ricerche e degli scavi finora compiuti nelle aree urbane delle grandi città etrusche, a fronte di quelli molto più estesi e frequenti effettuati nelle necropoli e nei santuari).
Tra le poche, quelle brevissime incise sui cippi di confine, in cui ricorrono parole che indicano il confine (tular) del territorio pubblico (spural) e, talvolta, quello dell'Etruria stessa (tular rasnal), e quelle che si trovano sulle monete, in cui compare il nome della città che le ha emesse, spesso abbreviato o siglato.

Affini a quelle delle monete sono le iscrizioni che figurano sulle ghiande missili (proiettili di piombo lanciati con la fionda nelle battaglie) e che indicano nomi di località o esprimono offese e maledizioni.
Un' epigrafe dedicatoria di carattere pubblico sembra doversi riconoscere sulla famosa statua dell'arringatore che ricorda probabilmente l'omaggio reso a lui dalla comunità cittadina con l'erezione della statua che lo rappresenta (museo archeologico di Firenze).
Molte iscrizioni rinvenute rientrano nella sfera del mondo privato e "domestico". Parecchie indicano l'appartenenza di oggetti d'uso (soprattutto vasi) e si limitano ad indicare il nome del proprietario, talvolta con la menzione dell'oggetto stesso (per esempio, "io sono il piatto di...") oppure ricordano un dono, una dedica da parte di qualcuno a ...
Altre, pure su oggetti di uso domestico, come vasi, lucerne, specchi, gioielli, indicano il nome dell'artigiano che li ha fabbricati, talvolta con l'aggiunta di una parola che potrebbe voler dire "opera" ("di Rufis opera, e simili).
Un'epigrafe di tipo privato assai importante (anche perché tra le più lunghe conosciute) è assai oscura ma sembra menzionare una sorta di contratto stipulato tra due famiglie a proposito delle rispettive proprietà forse di carattere funerario.
Una categoria a sé stante è costituita da una quantità di brevissime iscrizioni esplicative (vere e proprie didascalie) di scene e soprattutto di personaggi, in particolare divini e mitologici, spesso di origine greca, rappresentati in pitture, specchi, gemme ecc...

e poi quella singolarissima "iscrizione" formata dai primi 6 numerali etruschi, scritti in lettere, che compare sulle facce di una coppia di dadi d'avorio proveniente da Tuscania.
Infine, un tipo tutto particolare di "iscrizione":
quello costituito dai cosiddetti alfabetari o abecedari. Si tratta di serie alfabetiche incise o dipinte su oggetti (quasi sempre su vasi) in funzione didattica o forse anche (o soltanto) magico-rituale.
La più interessante e antica è quella incisa sul bordo di una tavoletta d'avorio, databile a poco prima della metà del VII secolo a. C. e ritrovata in una tomba di Marsiliana d'Albegna (dalle parti di Grosseto); essa è quasi certamente
un modellino di quelle "tavolette cerate" usate per scriverci sopra con un apposito "stilo". L'alfabeto ivi inciso è costituito di 26 lettere: vi sono così presenti tutti i segni dell'alfabeto fenicio adottato dai Greci, più i 3 segni "complementari" aggiunti dagli stessi Greci, per cui rappresenta un vero e proprio "alfabeto modello" importato dal mondo greco a prescindere dall'utilizzazione o meno dei segni fatta dagli Etruschi. Mostriamo qui un esempio delle prime 26 lettere visibili sulla tavoletta marsiliana:

Di altri "alfabetari", uno proveniente dalla cosiddetta Cere è completato da un vero e proprio sillabario. Ricordiamo che l'antica Cere deve il suo nome archeologico attuale ai Romani (Caere), ma per gli Etruschi sembra si chiamasse Cisra, e per i Greci... Agylla. La famosa Pyrgi era uno dei suoi porti (a circa 15 chilometri di distanza). Oggi la città situata nell'antico sito di Cere è chiamata Cerveteri.



Altri "alfabetari" più recenti rappresentano invece la serie alfabetica etrusca come essa venne definitivamente fissata nel corso del VI sec. a. C.
 
 
 
 
 
 

continua...

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