Libera Facoltà di Scienze Antiche
notizie sugli Etruschi......



raccolte da Loredana Luzi   .............(riadattamento all'uopo.. di Roberto Busceti)

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Quando, sul finire del '400, si cominciarono a scoprire, e soprattutto a raccogliere le prime iscrizioni etrusche,

i dotti dell'epoca si trovarono di fronte a un enigma: quelle iscrizioni erano redatte con segni alfabetici simili a quelli latini o greci leggibili senza grandi difficoltà, anche se molti di quei segni furono a prima vista fraintesi ed erroneamente interpretati; ma... le difficoltà cominciavano quando, una volta letti più o meno erroneamente quei segni, si passava a voler capire il significato delle parole e delle frasi.
  Non portarono a nulla le complicate ricerche etimologiche svolte sull'ebraico (nella convinzione che da esso dovessero essere derivate tutte le altre lingue) e poi, via via, sugli idiomi più disparati, antichi e moderni.
   Sicché, abbandonati i tentativi di comparazione etimologica,per provare altre strade,
.........con qualche risultato positivo, pur se modesto, i sostanziali insuccessi per trovare una soluzione globale del problema finirono per ingenerare nei più l'idea di una "sfinge" refrattaria ad ogni indagine.

Era passato molto tempo!

Da allora, e sono ormai più di due secoli, si è rimasti in attesa di una chiave

ehm... NO, non di quella! Volevamo dire, di una "chiave" capace di "sciogliere" (ecco, sì, va bene così, con le virgolette) l'enigma, o di ritrovare un antico testo bilingue abbastanza esteso e chiaro da rispondere alle tante domande.

Sulla "chiave" si sono accaniti i dilettanti, i quali, con pretese scoperte assurde o, di fatto, inesistenti, non hanno fatto altro che attirare sull'etruscologia la sfiducia ingiustificata di tante persone, anche di cultura.

Questo alimentava l'idea del mistero, che certa letteratura pseudoromantica continua ad accreditare ancora ai nostri giorni,
facendo perno sul fatto che scritture e lingue più difficili dell'Etrusco erano già state interpretate

La questione dell'enigma, secondo gli studiosi va ridimensionata e ricondotta in termini più..... razionali e scientifici.

uhm, uhm, uhm!!
L'oscurità dei testi è legata al fatto che non si conosce l'interpretazione di molte parole delle quali però è noto l'alfabeto, sostanzialmente greco, con cui sono scritte. In altre parole, ci dicono che dobbiamo pensare che non si tratta di un problema di decifrazione ma di interpretazione! Ma anche i messaggi cifrati a volte si possono scrivere con le nostre lettere! E questo non significa che non si debbano decifrare!! Quindi diremmo di lasciar perdere sia le esagerazioni dei dilettanti sia le scuse... "professionali" degli archeologi, dato che comunque, il fatto che si siano studiate le tombe o altri particolari della civiltà etrusca e che si conosca l'alfabeto e alcune parole, non significa che sia stata fatta chiarezza su questo antico popolo.
Nel panorama delle lingue antiche conosciute, questa si mostra come sostanzialmente isolata e priva di sufficienti riferimenti comparativi. Poche epigrafi brevi, in Etrusco e Latino, sono quasi inutili a risolvere la questione.
Alcuni studiosi arrivano al massimo a dire che tale idioma rivela fasi di primitiva mediterraneità, di specifiche sollecitazioni egeo-anatoliche, di influenza del greco nell'arricchimento del vocabolario e dell'onomastica, e di una progressiva  italicizzazione, nel senso di rilevanti fatti comuni del patrimonio lessicale e di quello onomastico con il latino e l'umbro-sabellico. Chiaro? Volete che lo ripetiamo??
Comunque, i traduttori generalmente intendono l'argomento trattato nei molti documenti di scarsa qualità che ci sono pervenuti, traducono qualche breve nota e afferrano il senso generale del discorso. Insomma, difficilmente ci capiscono qualcosa di importante, ma gli archeologi preferiscono dire come abbiamo detto nella frase precedente!
Con versioni così ipotetiche cosa si può concludere di importante? Abbiamo più di 10.000 testi (in lingua precedente alla romanizzazione) la cui grande maggioranza è quasi inutile perché costituita da brevi e monotone iscrizioni funerarie o votive, con linguaggio stereotipato e circoscritto ad alcune formule ripetute e con un repertorio lessicale riguardante solo qualche aspetto limitato del mondo religioso e di quello... dei morti.
Poche parole, quindi, sempre le stesse e sempre in funzione degli stessi concetti. Ehi!, ma qui sopra, questo è uno dei morti o si è addormentato per la spiegazione?! Boh, ...proseguiamo.
Quindi conosciamo discretamente i documenti che abbiamo, ma non tutto il resto, che è di più!
Come se per capire una lingua moderna avessimo a disposizione solo gli annunci mortuari e le formulette degli ex-voto.
L'impiego piuttosto tardivo (così ritengono gli esperti) della scrittura sui monumenti da parte degli stessi Etruschi e l'assenza totale della loro eventuale letteratura ci hanno privato dei documenti più validi, che potevano contenere la varietà degli elementi linguistici riflettenti le manifestazioni della vita sociale, familiare, civile ed economica, le nozioni astratte, i concetti, la struttura del linguaggio diretto........Quindi si deve

concludere che,
anche se si fosse in grado di tradurre esattamente tutti i termini in nostro possesso, sarebbe ugualmente sconosciuta una parte notevole della lingua etrusca e non soltanto dal punto di vista del lessico, ma anche della grammatica e della sintassi.
Resta il fatto che la lingua etrusca non sembra rientrare, per la sua struttura, in nessuno dei gruppi linguistici noti che potrebbero illuminarla dall'esterno.

Le opere d'arte etrusche pervenuteci sono tante, fra cui la notissima Chimera, bestia mitica la cui scultura rappresenta un misto di animali diversi, con un particolare significato mitologico aggressivo e mostruoso, tuttavia... non avevamo a disposizione una sua foto, e quindi abbiamo pensato di sostituirla con un disegno uguale uguale uguale!

OVVIAMENTE,
NON E' LA STESSA COSA,  questa è più simpatica, ma bisogna sapersi accontentare, come diceva sempre una nostra socia "indimenticabile", e passiamo a parlare dei documenti che abbiamo della lingua etrusca, cioè praticamente, dopo questa digressione artistica molto utile... torniamo all'argomento di prima!
Come? Non siamo coerenti? E chis...se ne importa, voi pensate per voi! Ma guarda questi qui! Cosa pretendono da Internet, questa rete senza capo né coda?!
Beh, intanto vi mostriamo la vera Chimera etrusca...

Contenti? OK!
Dicevamo? Ah, sì! I documenti!
Bene, esistono documenti diretti e documenti indiretti, come fonti antiche su cui basarsi per la lingua etrusca. Ed ora ne parleremo un po', per vostro sommo diletto.

Quelli diretti, di gran lunga più importanti, numerosi e consistenti, sono di natura strettamente archeologica e sono costituiti di testi epigrafici, cioè iscrizioni incise, graffite o dipinte su elementi architettonici e, in particolare, su pareti di tombe oppure su vasi, urne, cippi, statue, oggetti di bronzo, avorio ecc..., ritrovati nelle regioni dell'Etruria propria o in altri luoghi, persino nell'Africa settentrionale, a Cartagine.

Il numero maggiore di iscrizioni è quello funerario, rappresentato dalle epigrafi sepolcrali, di solito piuttosto brevi, redatte secondo un formulario tipico e stereotipato. La parte fondamentale è ovviamente l'elemento onomastico che, nella sua forma più completa, si compone dei nomi personali del defunto (prenome, gentilizio ed eventualmente cognome) seguiti da quelli del padre (patronimico)
e della madre (matronimico), retti spesso dalla parola "figlio" o "figlia". Spesso compare l'indicazione degli anni vissuti dal defunto, resa con l'espressione "di anni" e il numerale in cifre o in lettere, talvolta arricchito da una forma verbale come "è morto" o "ha vissuto". L'elemento onomastico può essere preceduto da espressioni indicanti il luogo della deposizione, come "io (sono) la tomba di..." o anche "qui giace".
Assai scarsi sono i cenni biografici e, quasi sempre, quando ci sono, si limitano al ricordo di cariche pubbliche avute in vita dal personaggio. Esse, in epoca relativamente recente, compaiono in molti casi ad indicare una vera e propria carriera, alla maniera tipica del cursus honorum degli antichi romani.
Nel novero delle epigrafi sepolcrali sono da ricordare iscrizioni particolari che riguardano, nel loro insieme, grandi tombe di famiglia e soprattutto ne ricordano la costruzione e la dedica (anche con l'esplicita menzione di cerimonie e di offerte), con formule che si ripetono in maniera stereotipa.
Un'altra serie nutrita di iscrizioni è quella, religiosa e cultuale, delle epigrafi votive e dedicatorie graffite o dipinte su vasi offerti alle divinità, o incise su altari o su basi di donari (luoghi in cui erano custodite le offerte fatte agli dèi), anch'esse molto brevi e stereotipe, ad eccezione di alcune su vasi di periodo piuttosto antico.
Le più semplici recano soltanto il nome della divinità con un suffisso "di appartenenza", come "di Uni" (Giunone) o "di Nenerva" (Minerva).
Le più complesse hanno formule che al nome della divinità aggiungono quello del dedicante e un verbo di dedicazione o consacrazione, di solito "ha dato" oppure "ha dedicato". Nelle iscrizioni più antiche, attraverso il pronome "io" o "me", veniva reso parlante l'oggetto stesso dedicato: ad esempio, "me Usile dedicò".

Al mondo della religione, e più propriamente del culto, appartengono alcune iscrizioni particolari come quella costituita da una cinquantina di nomi di divinità incise su un modellino bronzeo di fegato di pecora ritrovato a Gossolengo, presso Piacenza, e usato per l'interpretazione delle viscere degli animali uccisi nei sacrifici,

oppure quelle incise su poche laminette di bronzo, probabilmente da intendere come sortes, ossia "responsi" di divinità oracolari, o infine quelle, piuttosto appartenenti al mondo della magia, interpretabili come "maledizioni" e simili, incise su laminette, solitamente di piombo, con formule di consacrazione agli dèi o ai demoni infernali di un nemico del quale viene esplicitamente indicato il nome.

Ehi! Ci siete ancora? Possiamo andare avanti?

Beh, non possiamo andare incontro proprio a tutti: gli appassionati della materia ci avranno senz'altro seguito finora, e per loro continuiamo.
 
 
 
 
 

continua...

che fai? Vuoi continuare o esci...