Libera Facoltà di Scienze Antiche
notizie sugli Etruschi......
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Quando, sul finire del '400, si cominciarono a scoprire, e soprattutto a raccogliere le prime iscrizioni etrusche,
Era passato molto tempo!
Da allora, e sono ormai più di due secoli, si è rimasti in attesa di una chiave
ehm... NO, non di quella! Volevamo dire, di una "chiave" capace di "sciogliere" (ecco, sì, va bene così, con le virgolette) l'enigma, o di ritrovare un antico testo bilingue abbastanza esteso e chiaro da rispondere alle tante domande.
Sulla "chiave" si sono accaniti i dilettanti, i quali, con pretese scoperte assurde o, di fatto, inesistenti, non hanno fatto altro che attirare sull'etruscologia la sfiducia ingiustificata di tante persone, anche di cultura.
Questo alimentava l'idea del mistero, che certa
letteratura pseudoromantica continua ad accreditare ancora ai nostri giorni,
facendo perno sul fatto che scritture e lingue
più difficili dell'Etrusco erano già state interpretate
La questione dell'enigma, secondo gli studiosi va ridimensionata e ricondotta in termini più..... razionali e scientifici.
concludere che,
anche se si fosse in grado di tradurre esattamente
tutti i termini in nostro possesso, sarebbe ugualmente sconosciuta una
parte notevole della lingua etrusca e non soltanto dal punto di vista del
lessico, ma anche della grammatica e della sintassi.
Resta il fatto che la lingua etrusca non sembra rientrare, per la sua
struttura, in nessuno dei gruppi linguistici noti che potrebbero illuminarla
dall'esterno.
Le opere d'arte etrusche pervenuteci sono tante, fra cui la notissima Chimera, bestia mitica la cui scultura rappresenta un misto di animali diversi, con un particolare significato mitologico aggressivo e mostruoso, tuttavia... non avevamo a disposizione una sua foto, e quindi abbiamo pensato di sostituirla con un disegno uguale uguale uguale!
Quelli diretti, di gran lunga più importanti, numerosi e consistenti, sono di natura strettamente archeologica e sono costituiti di testi epigrafici, cioè iscrizioni incise, graffite o dipinte su elementi architettonici e, in particolare, su pareti di tombe oppure su vasi, urne, cippi, statue, oggetti di bronzo, avorio ecc..., ritrovati nelle regioni dell'Etruria propria o in altri luoghi, persino nell'Africa settentrionale, a Cartagine.
Il numero maggiore di iscrizioni è quello funerario, rappresentato
dalle epigrafi sepolcrali, di solito piuttosto brevi, redatte secondo
un formulario tipico e stereotipato. La parte fondamentale è ovviamente
l'elemento onomastico che, nella sua forma più completa, si compone
dei nomi personali del defunto (prenome, gentilizio ed eventualmente cognome)
seguiti da quelli del padre (patronimico)
e della madre (matronimico), retti spesso dalla parola "figlio" o "figlia".
Spesso compare l'indicazione degli anni vissuti dal defunto, resa con l'espressione
"di anni" e il numerale in cifre o in lettere, talvolta arricchito da una
forma verbale come "è morto" o "ha vissuto". L'elemento onomastico
può essere preceduto da espressioni indicanti il luogo della deposizione,
come "io (sono) la tomba di..." o anche "qui giace".
Assai scarsi sono i cenni biografici e, quasi sempre, quando ci sono,
si limitano al ricordo di cariche pubbliche avute in vita dal personaggio.
Esse, in epoca relativamente recente, compaiono in molti casi ad indicare
una vera e propria carriera, alla maniera tipica del cursus honorum
degli antichi romani.
Nel novero delle epigrafi sepolcrali sono da ricordare iscrizioni particolari
che riguardano, nel loro insieme, grandi tombe di famiglia e soprattutto
ne ricordano la costruzione e la dedica (anche con l'esplicita menzione
di cerimonie e di offerte), con formule che si ripetono in maniera stereotipa.
Un'altra serie nutrita di iscrizioni è quella, religiosa e cultuale,
delle epigrafi votive e dedicatorie graffite o dipinte su vasi offerti
alle divinità, o incise su altari o su basi di donari (luoghi in
cui erano custodite le offerte fatte agli dèi), anch'esse molto
brevi e stereotipe, ad eccezione di alcune su vasi di periodo piuttosto
antico.
Le più semplici recano soltanto il nome della divinità
con un suffisso "di appartenenza", come "di Uni" (Giunone) o "di Nenerva"
(Minerva).
Le più complesse hanno formule che al nome della divinità
aggiungono quello del dedicante e un verbo di dedicazione o consacrazione,
di solito "ha dato" oppure "ha dedicato". Nelle iscrizioni più antiche,
attraverso il pronome "io" o "me", veniva reso parlante l'oggetto stesso
dedicato: ad esempio, "me Usile dedicò".
Al mondo della religione, e più propriamente del culto, appartengono alcune iscrizioni particolari come quella costituita da una cinquantina di nomi di divinità incise su un modellino bronzeo di fegato di pecora ritrovato a Gossolengo, presso Piacenza, e usato per l'interpretazione delle viscere degli animali uccisi nei sacrifici,
oppure quelle incise su poche laminette di bronzo, probabilmente da intendere come sortes, ossia "responsi" di divinità oracolari, o infine quelle, piuttosto appartenenti al mondo della magia, interpretabili come "maledizioni" e simili, incise su laminette, solitamente di piombo, con formule di consacrazione agli dèi o ai demoni infernali di un nemico del quale viene esplicitamente indicato il nome.
Ehi! Ci siete ancora? Possiamo andare avanti?
Beh, non possiamo andare incontro proprio a tutti: gli appassionati della materia ci avranno senz'altro seguito finora, e per loro continuiamo.
continua...
che fai? Vuoi continuare o esci...